Alberto Abate “nasce” nell’arte, in senso letterale, in quanto suo padre era lo scultore catanese Carmelo Abate. La storia del suo stesso sviluppo possiede una particolare qualità drammatica. Forse ancor più chiaramente degli altri artisti della sua generazione, egli rappresenta sia l’accettazione delle estreme tendenze Moderniste nell’arte contemporanea italiana, sia l’istintivo rifiuto di esse. A metà degli anni Settanta sperimenta l’arte concettuale è la Performance, ma solo per rinunciarvi verso la fine del decennio a favore di un ritorno alla pittura.

Lo stile pittorico che sceglie non è, forse, quello che ci si aspettava, date le condizioni prevalenti a quel tempo. Invece di reagire con il naturalismo fotografico – un genere in cui esistevano molti precedenti al momento della sua straordinaria conversione -, Egli si interessa ai precedenti offerti dell’arte che, a quel tempo, veniva considerata con maggiore interesse dagli studiosi piuttosto che dai membri dell’avanguardia. L’influsso ricevuto attraverso i maestri del Rinascimento, quali Pietro di Cosimo e Botticelli, e, senza alcun dubbio, presente nelle sue prime opere come Incontri, Elegia e Scola Centauri (tutti e tre del 1980). Incontri, con la figura senza testa in primo piano, mostra tracce dell’impatto dato dal Surrealismo mentre gli altri due dipinti citati sono di gusto puramente Rinascimentale.

la mossa del cavallo, 1985 – Olio su tela, cm 120×150

Delfica, 1984 – Olio su tela, cm 120×100

Abate, tuttavia, già consapevole degli stadi attraversati nell’arte pittorica tra il Rinascimento e l’ auge del Surrealismo, sviluppa rapidamente un suo per reciproco stile, totalmente individuale, in cui debito maggiore va ai Preraffaelliti inglesi e ad aspetti del Simbolismo Francese e Belga alla svolta del secolo, In particolare il lavoro di Gustave Moreau e dei Salon de la Rose+Cruise. Per esempio, esiste una somiglianza con l’opera del pittore francese Armand Point (1860-1932) il cui lavoro mescola l’influsso di Moreau con quello dei Preraffaelliti.

In un certo senso, dal 1980 in poi, l’opera di Abate può essere considerata come il recupero di un periodo di uno stile artistico misteriosamente omesso dalla continuità della storia dell’arte italiana. Egli è pienamente consapevole della natura controversa del ruolo che sia assunto. Per esempio, esistono alcuni dipinti dei primi anni Ottanta (1983 e 1984) più di intitolati Ritratto dell’Artista vestito da Seminatore di Discordia. Uno di essi mostra una figura maschile nuda e mascherata, nell’arco di tendere un arco. invece della freccia, l’arco è armato di un tridente intrecciato con un serpente.

Nei primi anni Novanta, le composizioni di Abate diventano, poco per volta, fiduciosamente più sfarzose. Per esempio, vale la pena di paragonare la sua Salomè del 1991 al dipinto dell’anno successivo con lo stesso soggetto. Il primo dipinto non è soltanto di dimensioni inferiori – 90 cm di altezza contro 180 cm del secondo – é anche molto più rigorosamente classico. La testa di Salomè è come un profilo su una moneta greca, e c’è poco della composizione che suggerisca il vero soggetto. Il vassoio che regge la testa mozzata di San Giovanni Battista sembra un rosone ornato con una maschera grottesca. 

La generazione di Pasifae, 1984 – Olio su tela, cm 180×200

Eroica 1984 – Olio su tela, cm 90×70

Principalmente, tuttavia, le opere recenti di Abate cercano di evitare programmi intellettuali complicati a favore di effetti visivi sontuosi.

In sostanza, quello che Abate ha fatto è di avere creato unicamente uno stile personale e riconoscibile assumendo un gran numero di esempi dal passato. Molto spesso, il genere di arte che ha analizzato più da vicino conteneva a sua volta elementi ”riprese”. Sto pensando all’uso che ha fatto di artisti come Dante Gabriel Rossetti e Gustav Klimt. Ciò nonostante, è molto più sofisticato di loro. Egli fa pieno uso dell’eccezionale gamma di riferimenti culturali che sono oggi a disposizione degli artisti contemporanei. Nessuno dei predecessori, che ho qui menzionato, avrebbe potuto avere così numerose fonti di ricerca a disposizione, e nemmeno la capacità di analizzarle in modo tanto approfondito. Non è peggiorativo dire che Abate è visivamente avido – la sua pittura mostra quanto è rapido il suo colpo d’occhio nell’assorbire tutto ciò che gli si presenta davanti.

 

In generale, i dipinti dei primi anni Novanta dimostrano come Abate si allontani dagli influssi classici dirigendosi invece verso il mondo dei Simbolisti francesi e dei Preraffaelliti britannici. Alcune composizioni dell’epoca giungono a estremi manieristi, usando questo termine in un modo descrittivo piuttosto che in uno semplicemente storico-artistico.

Anatema, 1982
Olio su tela, cm 100×80

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